La Blockchain è un argomento di cui si sente parlare spesso. Ma di cosa si tratta in concreto?

Blockchain è un database contenente una serie di informazioni virtualmente registrabili (ad esempio il trasferimento dei Bitcoin) che ne costituiscono i “blocchi”, i quali vengono successivamente “incatenati” insieme al fine di formare una registrazione coerente di tali informazioni.

Per quale motivo è così rivoluzionario? Questa catena di blocchi viene distribuita tra computer presenti in tutto il mondo, in competizione tra loro per convalidare il blocco successivo sulla base di un metodo di convalida concordato dalla maggioranza. Quest’ultima caratteristica, unitamente all’uso della crittografia, assicura l’immutabilità della catena e rende estremamente difficile attaccare o corrompere le informazioni in essa contenute.

La prima implementazione Blockchain divenuta virale è stata quella dei Bitcoin, una valuta digitale resa disponibile grazie alla “tecnologia ledger distribuita”. Il Bitcoin, assurto agli onori delle cronache per le alte valutazioni e per l’estrema volatilità, è in realtà già relativamente obsoleto sotto un profilo tecnologico.

Ethereum, Ripple, Lota sono “altcoin” che utilizzano nuove tecnologie quali i “contratti intelligenti” (contratti automaticamente eseguiti al soddisfacimento di condizioni precedentemente programmate). Alla loro base ci sono nuovi algoritmi di mining che permettono un considerevole risparmio energetico rispetto a quello necessario per i Bitcoin e nuovi sistemi di rete che non si limitano ad una singola catena.

Questa tecnologia ha implicazioni ancora più ampie fuori dell’area fintech.

Il regolamento sulla protezione dei dati, GDPR, come delineato nel precedente articolo, è sempre più severo e ad una prima analisi contiene disposizioni contrastanti con la tecnologia Blockchain, in cui le informazioni sono immutabilmente inserite all’interno di una rete globale. Il regolamento che entrerà in vigore a maggio contiene elementi come il “diritto all’oblio”, trasferimenti limitati di dati, giurisdizione extraterritoriale ed altri diritti che mirano a garantire un’adeguata protezione dei dati privati. D’altro canto tuttavia incoraggia anche la crittografia e l’uso di pseudonimi, che sono concetti intrinsechi alla tecnologia Blockchain stessa.

Nel campo del diritto, la “distributed ledger technology” ha molte applicazioni che possono aiutarci a migliorare e rendere più efficiente la gestione delle informazioni:

– I dati bancari gestiti a livello centrale potrebbero presto essere facilmente accessibili, pur mantenendo la loro sicurezza;
– Gli audit si potranno rendere più rapidi, accurati e trasparenti;
– La certificazione delle informazioni potrà diventare più veloce e più precisa implementando un così detto “notaio digitale”;
– La codifica di complesse regole aziendali con agenti software autonomi potrà migliorare l’efficienza aziendale e rendere automatica l’esecuzione di contratti intelligenti, “smart contract”.

Queste tecnologie hanno un alto potenziale rivoluzionario rispetto a molti aspetti della nostra vita e saranno disponibili decisamente prima di quanto si pensi. Rimane comunque di vitale importanza una scrupolosa analisi di queste tecnologie prima di applicarle affidandocisi completamente.

E’ altresì auspicabile che il legislatore intervenga tempestivamente nell’adattare la vigente normativa ai sempre più rapidi mutamenti tecnologici.

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